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Como fazer esta estrela de Natal
Come fare questa stella di Natale
How to make this Christmas Star
http://www.homemade-gifts-made-easy.com/how-to-make-a-star.html
08 venerdì Nov 2013
Posted Cristianesimo, Famiglia, Natale, Uncategorized
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29 giovedì Dic 2011
Posted Benedetto XVI, Brasile, Cristianesimo, Famiglia, Natale, Senso della vita
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Benedetto XVI, Bento XVI, Gesù, Jesus, Messaggio Papa, preghiera in famiglia, rezar em família, Sacra famiglia, Sagrada família
“La famiglia è Chiesa domestica e deve essere la prima scuola di preghiera. Nella famiglia i bambini, fin dalla più tenera età, possono imparare a percepire il senso di Dio, grazie all’insegnamento e all’esempio dei genitori: vivere in un’atmosfera segnata dalla presenza di Dio. Un’educazione autenticamente cristiana non può prescindere dall’esperienza della preghiera. Se non si impara a pregare in famiglia, sarà poi difficile riuscire a colmare questo vuoto.E, pertanto, vorrei rivolgere a voi l’invito a riscoprire la bellezza di pregare assieme come famiglia alla scuola della Santa Famiglia di Nazaret. E così divenire realmente un cuor solo e un’anima sola, una vera famiglia.” | “A família é Igreja doméstica e deve ser primeira escola de oração. Na família, as crianças, desde a mais tenra idade, podem aprender a perceber o senso de Deus, graças ao ensino e ao exemplo dos pais: viver em uma atmosfera marcada pela presença de Deus. Uma educação autenticamente cristã não pode prescindir da experiência de oração. Se não se aprende a rezar em família, será depois difícil preencher esse vazio.E, portanto, gostaria de dirigir a vós o convite a redescobrir a beleza de rezar juntos como família, na escola da Sagrada Família de Nazaré. E, assim, tornar-vos realmente um só coração e uma só alma, uma verdadeira família.” |
Benedictus XVI 28/12/2011
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15 giovedì Dic 2011
Posted Brasile, Cristianesimo, Famiglia, Natale, Religione, Senso della vita
inMia madre mi racconta che quando era piccola non si faceva l’albero di Natale a casa sua. In effetti, non ne aveva mai visto uno finché non ha accompagnato sua madre a fare una puntura ad una signora benestante. In quella casa la piccola Irene ha visto tre cose che l’hanno incantata: il telefono, le persiane e l’albero di Natale. Tornata a casa prese una piantina con le bacche ancora verdi, prese i colori e dipinse le piccole bacche, finendo la decorazione con del muschio. Suo padre, vedendo tutto ciò, decise di fare un albero di Natale. Si, perché c’erano stati momenti duri, ma le cose si erano sistemate, non era tanto una questione di soldi, ma di tradizione. Quando si sposarono, mia madre chiese a mio padre che l’albero di natale non mancasse mai a casa loro. Così è stato, anche in situazioni estreme abbiamo fatto l’albero.
Una volta, di ritorno da un anno di trasferta a Ilhéus, nello stato brasiliano di Bahia, dopo un viaggio estremo con 5 figli in una macchina da 5 attraverso 3.000Km di improbabili strade brasiliane fine anni 70, eravamo approdati nella nostra casa al mare. Eravamo ancora allo scuro, ma era la sola cosa che ci era rimasta. La trasferta ci aveva procurato un’esperienza umana meravigliosa e la rovina economica della famiglia, alla soglia di una delle peggiori crisi economiche che il Brasile abbia mai avuto. Lì avremo passato il Natale, perché alla casa che avevamo lasciato in città non saremo mai più tornati. Arrivati all’ultimo, non c’erano più alberi di natale in giro per comperare e gli addobbi erano, insieme a tutto l’arredamento, sul camion del trasloco. A quel punto siamo andati in giro per il paese a cercare un ramo di albero secco, lo abbiamo dipinto di argento e riempito di nastrini e decorazioni varie trovate in giro per casa. Non ci sarebbero stati nemmeno i regali, perché nel trambusto generale i miei non erano riusciti a comprarli. Io quel Natale me lo ricorderò sempre, avevo sei anni e, anche se non c’erano regali, è stato speciale!
Eravamo ancora una volta nel bel mezzo di un trasloco, questa volta il trasloco era verso la casa di proprietà a lungo sognata (dal Natale sopra descritto). Il problema è che non avevano ancora finito il cantiere, mancavano gli allacciamenti di acqua e di luce, insomma, era tutto sotto sopra. Avevo 21 anni, ero all’università, avevo progettato io questa casa, costruita con i sacrifici ed il lavoro di tutta la famiglia. Abbiamo deciso di passare il Natale là. Installazione di luci provvisoria, bacinelle di acqua, panche da cantiere e pavimentazione che mancava. Ma l’albero c’era, ed era enorme! Un altro Natale memorabile della nostra famiglia!
Anche se la mancanza delle persone care già andate a festeggiare il Natale insieme al nostro Re e alla Nostra Regina ci stringe il cuore, anche se qualcuno che ami sta lottando contro un’altra malattia, anche se in questo momento la distanza si fa più dura da sopportare, io amerò sempre il Natale. La grandezza e la bellezza di un Dio che si fa bambino, di un tutto che si fa nulla, di un Signore che si fida a tal punto della potenza della famiglia da consegnarsi ad una giovane coppia per irrompere nella nostra storia per salvarci. Come si fa a non piangere di gioia oh mio amato Dio Bambino?
“Glória in excélsis Deoet in terra pax homínibus bonæ voluntátis.”
(ma se mio fratello, che vive a Boston, mi manda un video come questo, io mi metto a piangere per due giorni di fila!)
14 mercoledì Dic 2011
Posted Brasile, Cristianesimo, Famiglia, Natale, Religione, Senso della vita
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La tradizione del presepe l’ho appresa da mio padre, la porzione italiana della mia famiglia. Lui, figlio di falegname, era un maestro. Le sue montagne di carta dipinta a mano (mica come le mie fatte di “carta montagna”), la segatura sapientemente colorata per fare l’erba o altri pavimenti, l’impianto d’illuminazione. Tutto quel daffare mi ricordo. È uno di quei ricordi più belli, che a Natale porta, allo stesso tempo, gioia e nostalgia.
Con il passare degli anni, io e i miei fratelli abbiamo preso l’incarico. Una volta abbiamo rischiato di incendiare la casa perché il genio del mio fratellone Gabriel si è dimenticato di staccare la spina e si è messo a fare dei collegamenti a fili scoperti. Partita la scintilla sembrava il fuoco nell’estremità di uno stoppino che correva inesorabile verso la bomba, o meglio, verso la presa elettrica! Meno male che mio fratello più piccolo, detto Titi, ha avuto la presenza di spirito di staccare la spina in tempo!
Il grande santo d’Assisi, in quel lontano Natale del 1223, “volle rappresentare il bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato” (Tommaso da Celano, Vita prima, cap. 30) e fino ad oggi questa grande tradizione rimane in questo bel paese.
Nel Santo Natale 2008, decisi di costruire un presepe diverso, non volevo rappresentare solo la nascita di Gesù, ma volevo far vedere a mio figlio com’era la vita quando Dio era al centro della vita della società, ai tempi di Francesco, appunto. Ho pensato di rappresentare un borgo medioevale (sec XII – XV), con le case, i mestieri degli artigiani nelle botteghe e, in alto, dominando il paesaggio, la chiesa con il campanile. Tutto ciò ben fondato sulla grotta di Betlemme, che è alla base della chiesa.
Nel 2010 abbiamo aggiunto il cielo stellato con la cometa e la cascata che sgorga dalla grotta, luce e acqua che zampilla.
Quest’anno abbiamo inserito un porto medievale, dove fiorirono traffici e commercio, segno di una società tutt’altro che arretrata e chiusa, per niente “secoli bui” come si insiste a insegnare ai bambini. Questo porto è anche il simbolo della vocazione missionaria della nostra fede, luogo da dove partivano navi destinate “a tutti i confini della terra”.